mercoledì 29 marzo 2017

Gli Shared Services, il sogno delle multinazionali (e dei consulenti....)

Chiariamo subito, chi scrive fa il consulente da quasi vent'anni e, quindi, mangia di questo pane! Tuttavia, su alcuni temi è sempre meglio parlare chiaro e "Consulendo" è un blog nato con questo obiettivo. Innanzitutto, cosa sono gli Shared Services? Sono servizi condivisi che consolidano in un solo luogo (reale o virtuale) le operazioni di business che vengono utilizzate da più parti di un'organizzazione. Ovviamente, centralizzare le attività di back-office comporta risparmi importanti evitando le ridondanze di personale. Inoltre, attraverso il chargeback system le multinazionali possono riallocare sulle singole filiali i costi degli Shared Services con indubbi benefici di carattere fiscale (salvi tutti i temi di transfer price connessi). Quali sono, di norma, le funzioni interessate? L'Amministrazione, le Risorse Umane e l'IT. Qual è l'obiettivo principale? Consentire alle Business Units di concentrare le proprie (limitate) risorse sull'attività commerciale e di sviluppo del business. Al centro del progetto devono esserci tre componenti fondamentali: Persone, Processi e Tecnologia. L'impostazione dev'essere da subito globale. Nel senso che è meglio concepire da subito un progetto che accentri le funzioni condivise in un solo ufficio, piuttosto che andare per gradi con soluzioni intermedie, che complicano l'implementazione del progetto e comportano molti più rischi di resistenza del personale nelle fasi successive. La funzione dell'ufficio deve da subito essere la più ampia possibile e deve rappresentare la completa gamma delle attività che intende accentrare. Una volta standardizzati i processi, si deve lavorare per non relegare il nuovo centro di consolidamento al semplice ruolo di centro di elaborazione di transazioni. La gamma dei servizi deve crescere e deve essere così completa da non offrire alternative alle Business Units locali. Il governo dei servizi dev'essere affidato a manager che abbiano la responsabilità completa dei processi. Per esempio, nel caso di gestione dei fornitori la responsabilità dovrà essere order-to-cash o purchase-to-pay. Il responsabile dei servizi condivisi è sempre attento a:
  • Misurare e migliorare la qualità del servizio
  • Applicare le pratiche migliori
  • Gestire le relazioni esterne (stakeholders interni, Business Unit Directors, ecc.)
  • Monitorare la soddisfazione del cliente (interno ed esterno)
  • Identificare le necessità tecnologiche.
La soluzione del manager che controlla end-to-end il processo è più facilmente attuabile nel caso di un centro servizi interno all'azienda, ma il consolidamento delle attività, spesso, è affidato a società terze con sede in paesi a basso costo del personale. In questi casi il controllo è molto meno agevole e parte del know-how si disperde. In conclusione, gli Shared Services funzionano? Solo in parte. Certamente, evitano che si replichino nelle varie Business Units o filiali processi standard che possono essere gestiti centralmente e questo significa risparmio. D'altro canto, possono generare costi occulti, dati dalle inefficienze che genera il lavoro che rimbalza dalla periferia al centro e viceversa, per alcuni dettagli che solo localmente possono essere trattati. La tecnologia aiuta, ma non può interpretare tutte le variabili, né si può pensare che "tutto" possa essere standardizzato. E' follia. Le modalità e i tempi per l'implementazione di un simile progetto sono manna per le società di consulenza, che si assicurano lavoro per anni, ma che, alla fine, "mollano" il problema al cliente. Le resistenze interne spesso comportano un rallentamento complessivo della "macchina", con l'effetto di perdere a livello locale quel supporto necessario per il successo del progetto. Insomma, il tema è "culturale" e dimenticarsene porta, quasi sempre, al fallimento.

martedì 21 marzo 2017

La (solita) sfida dello spazio nella GDO alimentare, e non solo

La GDO alimentare sta affrontando il problema dell'eccesso di capacità, ossia dell'eccessivo "spazio per il vendibile" a disposizione. Il problema non è secondario, perché nella GDO la marginalità è calcolata in funzione e in ragione dello spazio (tecnicamente della capacità), quindi minore guadagno dallo spazio uguale minor profitto complessivo. A fronte di un consumatore che sta riducendo drammaticamente la propria spesa, la GDO alimentare ha continuato a costruire nuove locations, portando ad un calo di produttività per negozio e per metro quadrato. Le soluzioni? Recuperare qualche strategia tipica dei punti vendita tradizionali. Per esempio:
Merchandising
La prima fondamentale leva è quella del prezzo. Il prezzo basso deve essere incentivante solo ed unicamente per il pubblico che lo ritiene l'unico elemento condizionante. Per una serie di prodotti scelti, la componente prezzo deve essere parte del "premio", ossia dell'esclusività che accompagna il prodotto. Semplificando, se vuoi il "miglior prosciutto del mondo" lo paghi tanto e non puoi avere una gamma di scelta ampia (quanti sono i prosciutti più buoni del mondo?). Se vuoi spendere poco ti consento di scegliere il tuo prodotto in una gamma di soluzioni a basso costo con una qualità media comunque in linea con le tue esigenze.
La seconda leva è quella delle promozioni. Il tema qui si complica, in quanto chi è preposto alla gestione delle promozioni non sempre è pienamente coinvolto sulla loro strategia: aumentare i margini? Il traffico di consumatori? La fedeltà dei clienti? Nei punti vendita tradizionali l'obiettivo chiave era ed è quello di "aumentare la dimensione del carrello" (increasing basket size), ossia incrementare la dimensione della "spesa standard", quella che si fa al netto degli acquisti occasionali e/o stagionali.
La terza leva del merchandising è quella dell'assortimento. L'assortimento si misura in termini di "profondità" e "larghezza", ossia di variazioni su uno stesso prodotto e di varietà di differenti prodotti. La strategia dei punti vendita tradizionali concedeva poco alla scelta contemporanea di "profondità" e "larghezza", tipica della GDO (i cosiddetti Big Box Retailers), ma si concentrava sulla specializzazione. Per esempio, mi specializzo su quel prodotto, quindi da me troverai poca varietà ("larghezza") di prodotti, ma tante declinazioni (profondità) dello stesso prodotto. Oppure, al contrario, ti offro molta varietà (larghezza) ma poche declinazioni per singolo prodotto ("profondità").
Store Performance Management
Qui quel conta sono i dati. Lo studio delle tendenze è fondamentale per intercettare gli andamenti del sell-out e razionalizzare le scorte. La raccolta dei dati (non solo i propri ma quelli dell'intero comparto) e la loro analisi consente di proiettare modelli di approvvigionamento che considerino l'intero settore come un unico grande magazzino al quale conformarsi con le tecniche del benchmarking. Inoltre, l'analisi del tempo di attraversamento delle scorte (Lead Time) prima della finalizzazione nella vendita, completa il quadro informativo. Riconosco che lo Store Performance Management non è esattamente il metodo con il quale i bottegai di una volta gestivano i propri magazzini, tuttavia, alcune gestioni basate su semplici consuetudini empiriche facevano riferimento ad una sensibilità che replicava le mega analisi oggi disponibili grazie ai sofisticati programmi esistenti. Recuperare un po' di "mestiere" avvalendosi degli strumenti oggi disponibili potrebbe essere un buon inizio per riprendersi.

lunedì 20 marzo 2017

Botox, Business e Salute Mentale


La George Washington University sta reclutando persone per condurre uno studio sugli effetti dell'iniezione di tossina botulinica rispetto all'ansia nei rapporti sociali. La Fobia Sociale è un disturbo riconosciuto, che colpisce il 10% degli adulti e ne condiziona pesantemente la vita. Si manifesta con la paura di affrontare situazioni di condivisione di spazio e tempo con altri soggetti, con reazioni emotive e di stress tali da indurre alcuni soggetti all'isolamento.  Le reazioni fisiche vanno dal semplice rossore alla sudorazione eccessiva, alle palpitazioni, alla nausea, alla balbuzie o al discorso rapido e convulsivo. L'obiettivo della ricerca, condotta dal  Dr Eric Finzi e il professor Daniel Lieberman, sarà quello di determinare se le iniezioni di tossina botulinica per la distensione dei muscoli deputati all'aggrottamento delle sopracciglia (frown musles) aiuterà a superare l'ansia sociale. La tossina, in tal senso, si è già dimostrata efficace con la depressione e dal momento che l'ansia sociale coinvolge la stessa parte del cervello, l'ottimismo è d'obbligo. Resta il fatto che la medicina estetica sta accrescendo incessantemente il proprio potenziale. L'Europa è uno dei mercati in maggior sviluppo. Entro il 2024 il mercato dovrebbe superare i 3,7 miliardi di Euro, contro i 2,3 del 2016, con un CAGR (Compound Annual Growth Rate) pari al 6.3% nel periodo 2017/2024. Insomma, più belli (?) e psicologicamente sani, con un settore in piena espansione.

giovedì 16 marzo 2017

Le Maggiori sfide dell'HR nel Retail


Qual è nel retail il budget più elevato delle spese "controllabili" e il fattore determinante per il successo del business? Semplice, il personale. L'HR, quindi, gestisce il cuore pulsante dell'attività. La crescente enfasi sul servizio al cliente ha messo al centro di qualsiasi strategia le risorse umane. Con 2,3 esperienze negative (prodigi della statistica), il cliente cambia definitivamente negozio. Insomma, tutto ruota attorno a come si recluta, si gestisce e si (in)forma il personale. C'è poi il tema del trattenere e fidelizzare le risorse. Alcune direzioni commerciali sottovalutano questo aspetto, perdendo di vista uno dei più pesanti costi occulti del settore. L'addestramento è un costo che incide pesantemente sulle performance dei punti vendita e il turn-over proietta un'immagine di precarietà dello standard di servizio. C'è poi la concorrenza delle vendite on-line. Se il vantaggio competitivo del rapporto personale non viene enfatizzato nei punti vendita, tutto si sposta sulla price competition, con internet netto vincitore. Il tanto citato "shopping esperienziale" passa (anche) attraverso l'atmosfera che si respira nel negozio e non basta studiare l'architettura del punto vendita, è necessario che chi accoglie il cliente sia in piena sintonia con l'ambiente e con il messaggio che con esso s'intende trasferire. Tutto ciò richiede formazione. Gli specialist addetti alle vendite devono intrattenere rapporti efficaci con il cliente. Devono imparare a gestirsi autonomamente e a non cercare per prima l'approvazione del "capo" o della "capa", ma quella del cliente. Tutto ciò richiede una formazione professionale e personale non banale. Tutta la ritualità del saluto e dei ringraziamenti non può essere solo trasferita attraverso l'esempio del manager o di chi per esso, ma deve costituire il corredo stabile (ma modulabile) del dipendente. C'è poi tutto il capitolo circa la conoscenza del prodotto, che costituisce un altro elemento chiave del servizio. Ma i temi si moltiplicano, che dire delle promozioni? Le pressioni sul punto vendita sono ormai constanti e addestrare il personale alla gestione di un messaggio complesso (a volte addirittura contraddittorio) è un'abilità che si impara e si incrementa con l'esercizio. Certo, in fase di reclutamento si chiede flessibilità e disponibilità per orari di lavoro spesso sfiancanti, ma se il risultato finale è solo quello di essersi garantiti "la copertura" oraria, a fronte di una performance scadente, prima o poi il problema esplode. Se i punti vendita cominciano a scricchiolare e i clienti registrano un trattamento inadeguato, si sta mettendo in gioco uno degli asset chiave del retail: la reputazione. Ancora una volta, è l'HR a doversi fare carico di un'adeguata formazione del personale, dando tutte le indicazioni per una corretta interpretazione della brand image dell'azienda. Appare evidente che nel retail l'HR è più che mai coinvolto nel business e dovrà sempre più attrezzarsi con competenze a 360°.

martedì 14 marzo 2017

Forse un giorno le porte del paradiso saranno automatiche….

L'automazione dei cancelli è un tema sempre più presente tra i consumatori, sia nel settore industriale, sia in quello residenziale. L'aumento inarrestabile dell'urbanizzazione e lo sviluppo infrastrutturale (centri commerciali, ipermercati, ecc.) hanno intensificato la domanda di automazione, soprattutto per ridurre i costi del personale. Per dare una corretta dimensione di quanto si sia evoluto il settore, la stessa definizione di apertura/chiusura automatica è stata sostituita dalla seguente: "sistemi di apertura integrati con componenti elettronici, come i sensori di prossimità e attuatori a controllo software, volti, principalmente, a ridurre lo sforzo umano in fase di apertura e chiusura delle porte". Questi sistemi sono utilizzati principalmente nelle zone di traffico in cui la frequenza di apertura e chiusura degli ingressi è alta (centri commerciali, teatri, stadi, capannoni industriali, sistemi di telepedaggio, ecc.). Anche lo sviluppo delle infrastrutture stradali, con conseguente aumento del trasporto su strada e il miglioramento della connettività tra città e paesi, è un ulteriore elemento di crescita del settore. I key players stanno integrando nei sistemi automatici anche componenti secondari quali i contatori e i tire killer, che forniscono applicazioni aggiuntive, destinate ad aumentare ulteriormente il mercato. Tuttavia, ci sono anche alcuni elementi che frenano lo sviluppo del settore, tra questi si evidenziano l'alto costo d'installazione e i costi di manutenzione per i sistemi ad alta frequenza operativa, che rendono più lungo il periodo di payback. Il mercato è segmentato in base ai sistemi di controllo dell'accesso e al tipo di apertura e chiusura. Questi sono i più diffusi sistemi di controllo:
  • Sistema a tastiera
  • Sistema a controllo remoto (telecomando)
  • Voice Recognition System (sistema a riconoscimento vocale)
  • Face identification camera system (sistema di telecamere di identificazione facciale)
  • Fingerprint Identification system (sistema di identificazione delle impronte digitali)
  • Telephone access system (sistema telefonico di accesso)
  • Proximity sensor system (sistema con sensore di prossimità)
  • Card Tag system (sistema con riconoscimento tramite tessera)
Questi sono i più diffusi sistemi di apertura/chiusura:
  • Swinging gates (cancelli a battente)
  • Sliding gates (cancelli scorrevoli)
  • Shutter system (cancelli a saracinesca)
  • Boom Barriers (cancelli a barriera ferroviaria)
  • Bollards (chiusura a bitte o dissuasori)
Insomma, si tratta di un mercato in forte sviluppo e con prospettive sinergiche di con altri settori, come quello informatico e della sicurezza.

sabato 11 marzo 2017

Brexit sì, ma con il cono gelato in mano!




Uno dei mezzi che potreste vedere più spesso nel Regno Unito? Il furgone dei gelati! Grazie alla crescente domanda, l'industria del gelato in UK nel 2017 raggiungerà risultati da record. A dirlo è Zelica Carr, CEO della ICA (Ice Cream Alliance), l'associazione britannica che sostiene l'industria del gelato. Le vendite ammontano a più di 1 miliardo di sterline (1,139 miliardi di euro). “L'industria ha fatto cambiamenti fenomenali" ha detto Carr e ha aggiunto "come in altri settori, le grandi società hanno continuato a crescere attraverso acquisizioni e molti dei marchi noti sono posseduti da un piccolo gruppo di società." Nonostante questo, il settore ha visto lo sviluppo e la crescita di piccolo e medie realtà di gelaterie artigianali che si stanno ricavando una loro particolare nicchia di mercato. Un discreto numero di allevatori, che produono latte, ha cominciato a produrre e vendere gelati in piccole botteghe a ridosso degli allevamenti. Il mercato sta cambiando e a farne le spese potrebbero essere i camioncini del gelato, che devono far fronte alle confezioni "multi-packs" e alle restrizioni imposte dagli enti locali sulle licenze di vendita in strada. Inoltre, c'è una stretta sugli accessi dei mezzi commerciali nei centri cittadini. In passato si poteva sentire lo scampanellio (chime) del gelataio che passava per strada e si poteva scendere a gustarsi un gelato, ma ora con doppi e tripli vetri, se non hai le finestre aperte, non si sente nulla. Tra l'atro, il "chime time" (il tempo per lo scampanellio) è stato ridotto e non può durare che qualche secondo. Ma quali sono i gusti preferiti dai consumatori del Regno unito? L'ICE li elenca in rigido ordine di vendita: 1.vaniglia 2.cioccolato 3.fragola. Per chi fosse interessato, il caffè si posiziona al 13° posto, il pistacchio al 15° e la menta al 20°, in piena zona retrocessione! 

venerdì 10 marzo 2017

L'obiettivo dei CFO per il 2017: più analisi del quotidiano e messa a punto dei documenti di reporting


Il novanta per cento dei CFO dichiara che vorrebbe avere maggiore controllo sui dati finanziari correnti e sulle operations, per mettere a punto documenti e report più attendibili. Questa esigenza nasce dal fatto che sempre meno CFO lavorano nelle stanze nascoste della contabilità, ma sono sempre più presenti nelle stanze dove si svolgono i CdA e le riunioni strategiche e la loro presenza si giustifica (anche) se sono in grado di distribuire documenti aggiornati e attendibili. Questo è quanto emerge da una ricerca della società di consulenza Kaufman Hall. Più del 70% degli oltre 380 dirigenti finanziari intervistati dicono che il supporto decisionale è la loro priorità numero uno per il 2017. Oltre il 90% dichiara di aver bisogno di lavorare di più con i dati finanziari e le operations per aiutare il top management a prendere le opportune decisioni critiche. Insomma c'è bisogno di Predictive Analytics. I CFO vogliono avere maggiore impatto sull'intero ciclo del business. I dati della ricerca confermano che i CFO si stanno trasformando in consulenti aziendali. Le maggiori preoccupazioni del passato per i CFO erano date dal consolidamento delle finanze, dai costi di compliance e dai costi generali. Ora, gli intervistati dicono che sono alla ricerca di modi per accedere ai dati di tutta l'azienda, per renderli trasparenti ai vari livelli del management. Poco meno della metà degli intervistati afferma che necessiterebbe di dati di benchmarking per migliorare le proprie performance. L'altra preoccupazione/priorità per il 2017 è l'agilità e aziendale. Meno del 23% degli intervistati è fiducioso circa la capacità della propria azienda di manovra su eventuali ostacoli commerciali imprevisti. Ogni anno le società spendono troppo tempo per il processo di budgeting annuale. I cicli di budget sono troppo lunghi, i report inefficaci e l'accesso ai dati complicato. Parte di questi problemi è causato dall'ancora eccessivo utilizzo di Excel, con file salvati in cartelle non sempre condivise e modificabili a piacere. Oltre il 50% dichiara di impiegare più di tre mesi per completare il bilancio. I rolling forecast hanno attenuato i rischi di un mancato controllo delle performance, ma l'uso costante e sistematico di rolling forecast è dichiarato solo dal 38%! Nel 2014 era solo il 25%. Inutile dire che una maggiore unificazione dei sistemi renderebbe il lavoro del CFO più utile e preciso.

Supply Chain e farmaci

Il controllo della temperatura, la sicurezza, la catena di custodia e il rispetto delle norme di compliance rischiano d'interrompere frequentemente il ciclo commerciale delle farmaceutiche. Una corretta strategia di supply chain può rappresentare una valida soluzione. Le case farmaceutiche devono combinare con la massima precisione i loro principi attivi, rispettando le specifiche condizioni produttive e muovendosi in un dedalo di normative e controlli di qualità. Chi si occupa di movimentare o stoccare simili prodotti, è sottoposto ad analoghe stringenti disposizioni. Molti farmaci sono altamente sensibili alle escursioni di temperatura e tutti, in ogni caso, sono soggetti a complesse norme. Nella logistica dei farmaci anche i minimi dettagli hanno un loro peso specifico. E' talmente specifico il settore della logistica dei farmaci che per decenni le case farmaceutiche non hanno appaltato a terzi la gestione della loro logistica. Oggi la situazione si è molto modificata e la ricerca di partner che siano anche co-strategist sta diventando sempre più frequente. Un grande impulso l'ha dato l'ingresso dei farmaci generici o equivalenti. Molte case farmaceutiche, non potendo più contare sul prolungato profitto proveniente dai loro grandi best sellers, hanno dovuto ripensare la loro architettura dei costi, tagliando laddove fosse possible. La terziarizzazione della gestione della logistica è stato uno dei primi settori d'intervento. Poi c'è stata la globalizzazione. Oggi molte case farmaceutiche, europee e statunitensi, producono in paesi come India, Cina e Brasile. Anche le vendite, in forma sempre più diffusa su tutti i continenti, rendono la catena della logistica più lunga. Questo spiega perché alla fine del 2017 si stima che il mercato della logistica farmaceutica valga all'incirca 80 miliardi di euro. Ovviamente, esistono ancora molti produttori che si gestiscono la logistica in proprio. Ma resta il fatto che la supply chain per questa industria è uno dei fattori strategici determinanti per il presente e per il futuro.

Le sfide del settore Aerospaziale e della Difesa sono principalmente in capo ai CFO

Con i potenziali tagli alle spese della difesa, le società del settore dovranno affrontare diverse sfide negli anni a venire. Le sfide saranno, per lo più, in capo ai CFO, che dovranno adattarsi e ripianificare la gestione delle risorse finanziarie. Le analisi confermano che il fatturato per la difesa continua a ridursi, mentre quello aerospaziale commerciale continua a crescere. Le prime 20 società del settore A&D (Aerospace&Defense Companies), negli ultimi 5 anni, hanno registrato una flessione del giro d'affari pari e 1,6 miliardi di euro. Per trovare numeri positivi bisogna andare indietro sino al 2011, quando il settore, nei soli primi 6 mesi, registrò un incremento del fatturato di 7,2 miliardi di dollari, grazie ad una produzione record di velivoli commerciali e alla relativa supply chain. in effetti, mentre la parte del business relativa alla difesa è in flessione, la parte commerciale, che conta per un terzo, è in netta ascesa e trascina l'intero comparto. Tutto ciò ha un impatto diretto sui budget, che devono essere costantemente rivisti e abbassati, rendendo molto complesso il mantenere in vita tutti i settori collegati e i livelli occupazionali. La strategia in atto nelle società operanti nel settore è quella di preparare contingency plans e avviare acquisizioni in settori di nicchia, quali quelli relativi alla cyber security, intelligence, surveillance and reconnaissance (sorveglianza e ricognizione) e net-centric warfare (sistema tecnologico infrastrutturale di coordinamento delle informazioni). Mantenere i margini e i flussi di cassa, in un contesto di riduzione dei ricavi, è operazione complessa che è totalmente affidata ai CFO. Anche le operazioni di acquisizione sopra citate richiedono valutazioni di prospettiva che sono tutt'altro che semplici. E' necessaria una grande professionalità, come peraltro è tipico del settore, che negli ultimi anni si è avvalso delle migliori menti di provenienza scientifica, tecnologica, ingegneristica e, per l'appunto, finanziaria. Tornando ai margini, la flessione complessiva del settore A&D è pari all'8% (10,5% negli USA) e attirare investitori è operazione molto complessa. La situazione richiede un ripensamento strategico e una flessibilità che per i tempi di pianificazione e realizzazione industriale, tipici del settore, è quasi impossibile da attuare. 

L'industria delle bevande alcoliche innoverà attraverso….lo spirito delle cose d'un tempo

Il 2016 è finito con un consuntivo positivo per il settore e il 2017 dovrebbe muoversi nella stessa direzione di crescita. Quali sono stati (e saranno) i fattori guida del settore? Il primo è la rassicurazione di un prodotto tradizionale e autentico, fedele a se stesso nel tempo. Gli analisti rilevano che eventi come la Brexit, i disordini in corso in Medio Oriente, l'elezione di Trump e le tensioni che ne sono derivate, le tensioni con la Russia di Putin e il costante cambiamento della tecnologia rendono il futuro più imprevedibile e incerto. Il consumatore cerca stabilità e certezza e chiede ai prodotti di conforto, come le bevande alcoliche, di restituirgli un mondo meno frenetico e più vicino alle sicurezze della tradizione e dell'autenticità. Questo non esclude l'innovazione, anzi. Il passato può rappresentare un inesauribile serbatoio di novità, come ingredienti, ricette, sapori, metodi di produzione e forme antiche, che diventano inedite nella loro riproposizione. C'è poi il capitolo distribuzione. L' e-commerce è diventato, ormai, imprescindibile e anche l'industria delle bevande alcoliche ne è stata "travolta". Il consumatore chiede di interagire di più e più velocemente e, di contro, l'industria deve comunicare con sempre maggiore efficacia e personalizzazione. Pensare di trascurare questo canale è folle e avrà conseguenze fatali per tutti coloro che stanno (ingenuamente) rimandando. Terzo elemento è l'importanza del territorio. Se vogliamo, il territorio potrebbe essere un " di cui" del primo fattore (tradizione e autenticità). Tuttavia, merita di essere isolato per la sua specificità che incide sulla qualità del prodotto e la sua "raccontabilità". Il consumatore vuole conoscere la storia di ciò che beve e vuole gustare le particolarità del prodotto influenzate dalle specificità del territorio. Cominciamo a fare qualche esempio. Il whisky continua a diversificare e crescere. L'esplosione delle distillerie artigianali negli Stati Uniti, la crescente popolarità del whisky aromatizzato e una solida crescita del whisky irlandese, stanno "tirando" l'intero settore. Oltre ai distillatori artigianali, la crescita sarà guidata da condizioni invecchiamento sperimentali attraverso la selezione del legno e la sperimentazione di diversi ceppi di lievito. Sino a pochi anni fa, il gin era un business in mano a poche multinazionali, ma, da qualche tempo, sta avendo una rinascita. La crescita maggiore è venuta dai distillatori artigianali che stanno coraggiosamente sperimentando nuovi sapori e ingredienti vegetali. Il mercato del rum è stagnante, tuttavia ha una grande opportunità per crescere,sfruttando le stesse tendenze del whisky. La produzione dovrà spostarsi nelle categorie premium, enfatizzando il valore dell'invecchiamento, della "canna singola", la sperimentazione di nuovi barili, il territorio d'origine e l'ingrediente principale, sia esso la melassa o il succo della canna da zucchero. Gli esempi potrebbero muoversi attorno a moltissimi altri distillati, come la vodka, il cognac, le italianissime grappe e i nostri brandy, ma la nostra intenzione è solo quella d'inquadrare una filosofia di sviluppo del settore, sulla quale varrebbe la pena fare qualche riflessione.





giovedì 9 marzo 2017

Automotive, l'industria della sicurezza e i nuovi orizzonti di sviluppo

La Commissione Europea ha pubblicato la lista delle 19 tecnologie "salvavita" che potrebbero diventare obbligatorie per i nuovi veicoli. I nuovi obblighi potrebbero essere resi ufficiali nel corso del 2017. L'ETSC (European Transport Safety Council) ha salutato favorevolmente l'annuncio, ma ha sottolineato che mancano all'appello ancora molte aree di rischio e i tempi sono troppo dilatati, rispetto alle tecnologie già disponibili. Ogni anno muoiono sulle strade dell'Unione circa 26.000 persone e 135.000 subiscono gravi invalidità. Negli ultimi due decenni, si sono fatti progressi enormi, ma il tasso di riduzione degli incidenti ha rallentato e, in alcuni stati, ha invertito la tendenza. Il miglioramento degli standard di sicurezza sui veicoli è la chiave di tutto, ma le disposizioni in materia sono ferme al 2009. L'ETSC ha accolto con grande favore l'inserimento di tre particolari soluzioni tecnologiche, che spera possano essere rese obbligatorie in un tempo ragionevolmente ristretto:
  • Freni di emergenza automatici. Sono freni che rallentano automaticamente e fermano il veicolo, se il sistema riconosce la presenza di un veicolo di fronte. Ormai sul mercato esistono dispositivi che riconoscono anche i pedoni e i ciclisti.
  • Assistenza intelligente della velocità. Si tratta di sistemi escludibili che comunicano al guidatore la velocità attuale e i limiti previsti, utilizzando mappe digitali e segnali di riconoscimento per aiutare chi guida a rimanere entro i limiti.
  • Avvisatori delle cinture di sicurezza. Allo stato, sono obbligatori per il sedile del lato guida, ma la Commissione intende estenderli a tutti i passeggeri. Il mancato allacciamento delle cinture è ancora la causa principale di morte sulle strade europee.
Esistono tre aree che preoccupano l' ETSC e per le quali la Commissione non ha ancora proposto i cambiamenti necessari:
  • Controllo del livello dell'alcol e blocco partenza. Questi dispositivi sono già presenti in molti stati europei per contrastare i danni provocati da bevitori abituali (ovviamente sopra i limiti consentiti). Il guidatore deve effettuare un test alcolico per poter avviare l'automobile. Il problema è la mancanza di una connessione-standard per collegare il dispositivo al veicolo. L'idea della commissione è che i costruttori forniscano le istruzioni specifiche agli installatori. La proposta è un po' debole, se si pensa che l'alcol è la causa di circa un quarto delle morti sulle strade.
  • Nuovo disegno del frontale dei mezzi pesanti. La Commissione sino ad oggi non è riuscita ad includere la "protezione frontale anti incastro" per i camion. Si tratta di un cambiamento fisico della struttura che permetterebbe di deviare i veicoli, i ciclisti e i pedoni in caso di collisione.
  • Nuovi crash test. La commissione non ha ancora annunciato un nuovo crash test per migliorare la protezione dei pedoni, il cosiddetto "upper leg form to bonnet" , ossia il test per l'urto della coscia contro il bordo anteriore del cofano.
C'e ancora molto da fare e tutto questo, oltre a migliorare la sicurezza sulle strade, rappresenta un interessante spunto per ampliare e intensificare il business della sicurezza.

mercoledì 8 marzo 2017

Il mercato delle borse di lusso negli USA

Il mercato delle borse e degli accessori di alta qualità negli Stati Uniti continua a crescere. Tuttavia, il tasso di crescita sta rallentando. Anche se questo segmento è destinato ancora a crescere del 3%, portando il valore del mercato a circa $ 12,4 miliardi nel 2017, il tasso di crescita è diminuito dell'8% nel corso degli ultimi 5 anni. Coach, a causa del rallentamento delle vendite, è nel bel mezzo di un rebranding e di un piano di trasformazione. Michael Kors sta perdendo il suo fattore "cool". Kate Spade per ritrovare utili di rilievo deve guardare al 2015. Il caso di Kate Spade, però, è diverso. Le sue performance continuano ad essere interessanti, anche grazie alle sue vendite direct-to-consumer, che crescono del 16,0% anno su anno. Inoltre, nel mercato nord americano Kate Spade ha registrato un aumento del suo ricavo medio del 5% per square foot (circa lo 0,5% per metro quadrato). La concorrenza nel settore borse di lusso è elevatissima, con un notevole numero di players. Il caso di Coach è paradigmatico. Il mercato cresce, ma Coach perde quote. Nell'anno fiscale 2008 ha perso il 35%, nel 2014 il 23%  e nel 2016 potrebbe aver perso un ulteriore 10%. New entry, come Michael Kors, Kate Spade e Tory Burch, hanno eroso quote proprio a Coach. Quest'ultima non è riuscita a individuare le numerose tendenze della moda, nel corso degli ultimi anni, e non ha colto il valore di una maggiore "modulazione" dei prezzi. Uno dei principali fattori attribuito al rallentamento delle vendite è il cambiamento delle preferenze dei consumatori, che sono passati dalle borse più grandi a quelle più piccole, che vengono vendute a prezzi più bassi. Michael Kors, per sostenere la domanda di borse di dimensioni minori, ha sensibilmente abbassato il proprio ricavo unitario medio. Kate Spade è stata in grado di far fronte a questa tendenza, riuscendo mantenere alte le vendite delle grandi borse, ma offrendo anche una vasta gamma di borse più semplici e creative e borse a tracolla. Essendo i "millennials" il suo target d'elezione, Kate Spade ha adeguato i propri prodotti ad un aspetto più colorato e stravagante, con loghi sottili. A differenza di Coach e Michael Kors, che sono noti per i loro loud logos (loghi "gridati", cioè ben visibili sul prodotto), le borse di Kate Spade utilizzano un timbro molto piccolo con il marchio. Anche Coach e Michael Kors ora iniziano ad allontanarsi dai loghi vistosi, a causa della crescente preferenze tra i millennials di abbigliamento e accessori senza etichette o loghi. Un altro fattore che lavora contro Coach e Michael Kors è il fatto che sono altamente accessibili alle masse, grazie alla loro presenza in migliaia di magazzini, negozi e outlet. Questa eccessiva reperibilità ha comportato la perdita del fattore di esclusività. Insomma, il mercato cresce, ma i margini stentano e le barriere all'ingresso sono meno invalicabili.

martedì 7 marzo 2017

Anche il 2017 si presenta come un buon anno per il settore minerario

Anche alla luce dell'ottimo 2016, tutti sono d'accordo nel prevedere un 2017 di crescita per il settore minerario. Gli esperti analisti prevedono un aumento del free cash flow e della dinamica degli utili, a tutto beneficio degli azionisti. Tuttavia, Citi ritiene improbabile che si possa rivedere la stessa crescita percentuale del 2016. Le straordinarie performance dell'anno scorso del settore minerario e delle commodities, seguivano a 5 anni di andamento sotto-media rispetto agli altri settori industriali. Al di fuori dell'eccellente ciclo tra il 2003 e il 2007, il settore ha avuto performance al di sopra della media solo due volte negli ultimi decenni. La prima volta durante la bolla tecnologica, quando il settore minerario soffrì molto meno del resto del mercato e la seconda volta nel recupero dall'ultima devastante crisi, grazie al traino del mercato cinese. Citi ritiene che il 2017 potrebbe svolgersi in modo simile al 2010, che beneficiò dello slancio avuto dal rimbalzo post-recessione del 2009. La paura di rinunciare ad un altro anno di overperforming è molto probabile che attiri altri investitori nel settore. Le previsioni dicono che il picco dei fallimenti è stato raggiunto e si aspettano più impieghi in capital expenditures e nell'attività esplorativa, ma con poche operazioni di fusioni e acquisizioni, fin quando i prezzi delle materie prime non mostreranno un periodo di crescita stabile. Le minacce per una crescita del settore provengono da un eventuale deprezzamento dello yuan cinese e dall'aumento del prezzo del petrolio.

venerdì 3 marzo 2017

Le mucche si metteranno in coda per farsi mungere?!

C'è un numero crescente di aziende lattiero-casearie, dove le mucche vengono munte con un intervento minimo da parte dell'essere umano. È questo il futuro della produzione di latte? Circa il 5% delle aziende britanniche utilizza già la mungitura robotizzata, questo almeno è quanto ha dichiarato Liz Snaith della Royal Association of British Dairy Farmers. Ma il dato più interessante è che circa il 30% di tutti i nuovi sistemi di mungitura acquistati è di tipo robotizzato. Le mucche in queste aziende sono libere di entrare quando vogliono nelle zone di mungitura, in qualsiasi momento della giornata. Una volta dentro, sono identificate dai loro tag. Se la mucca è stata munta troppo di recente, un cancello elettronico la conduce fuori, altrimenti le sue mammelle sono spazzolate e pulite prima che un puntatore laser individui esattamente dove collegare il morsetto pompa-latte, regolando la sua presa, così che sia la più delicata possibile. Le prospettive? Rendimenti di latte più elevati e costi di manodopera più bassi. Per gli allevatori ci saranno molti vantaggi, per esempio giornate di lavoro più flessibili e più tempo da dedicare alla mandria. Il metodo tradizionale vede due mungiture al giorno, utilizzando pompe automatiche che devono essere collegate manualmente, un processo che richiede tempo. I "robot mungitori" consentono alle mucche di entrare fino a quattro o cinque volte al giorno nell'area destinata, spinte dalla prospettiva di alleviare la pressione del latte nelle loro mammelle, oppure di mangiare mentre sono munte. Una mungitura più frequente aiuta la salute e il benessere delle mucche. Un allevatore che ha adottato questi sistemi sostiene che le mucche sono così intelligenti da mettersi in attesa dove la coda è più corta per accedere prima al robot mungitore. Questi robot, inoltre,  possono raccogliere una quantità di dati sconcertante, dal rapporto proteine-grassi nel latte sino alla conta dei globuli bianchi. Naturalmente, alcuni animalisti sostengono che nessuno dei due metodi è sufficientemente "umano". Molti produttori di latte restano scettici per altri motivi. Per i numerosi allevatori alle prese con il crollo del prezzo del latte, il costo di questi robot è ancora proibitivo. Si parla di prezzi che vanno dagli 80.000 ai 150.000 euro. Il tema è legato all'esborso iniziale e all'ammortamento dello stesso. Ogni macchina robotizzata è in genere in grado di mungere 50 o 60 mucche al giorno e molti allevatori, per ritornare dall'investimento, dovrebbero aumentare il numero dei capi. Ma c'è un altro ostacolo per l'ascesa del robot mungitore, quello dato dal colpo al cuore filosofico e sentimentale degli allevatori, che ancora sentono il bisogno della vicinanza con la mucca.

Aria di festa nel business del catering!

I report sul mercato del catering parlano di un mercato in grande espansione, con prospettive di crescita nel medio lungo termine. Secondo IBIS World, una delle società più grandi e quotate nelle ricerche di mercato, il catering è in grande ascesa. Non solo, la grande notizia per gli operatori è che non ci sono società che abbiano quote di mercato dominanti. Ma andiamo a vedere un po' di numeri. Nel 2016, i ricavi complessivi di questo settore ammontano a circa 12 miliardi di dollari, con una crescita attesa su base annua dell'1,3% nel periodo 2012-2017. Gli addetti sono 261.000 e le aziende che operano nel settore sono 121.674 (una media addetti/aziende non ha nessun senso). La crescita negli ultimi anni è stata guidata dall'aumento della richiesta da parte delle imprese e dei singoli consumatori. Di contro, le aziende specializzate hanno ampliato la gamma dei loro servizi e arricchito i loro menù. Ovviamente, la crescita è stata aiutata dalla pur cauta ripresa dei consumi e dei profitti delle aziende. Resta il fatto che accanto all'incremento della scelta del catering per i propri dipendenti da parte delle aziende, si stanno sviluppando anche abitudini sempre più consolidate intorno agli eventi privati. I maggiori quattro operatori del settore pesano per meno del 10% del fatturato totale del settore. Questo è indicativo di un settore con un gran numero di piccoli operatori e, pertanto, molto frammentato. Le barriere all'ingresso sono basse, proprio per l'assenza di grandi operatori dominanti. C'è da dire che le barriere diventeranno sempre più alte in relazione all'introduzione delle più severe normative in materia di manipolazione degli alimenti e delle norme sulla salute e sicurezza. Attualmente, i regolamenti variano tra gli stati e non esiste uno standard normativo internazionale.

Internet al servizio dei falsari (?)

Moose Knuckles ottiene giustizia! Una corte federale di Chicago ha condannato 26 imputati, residenti in Cina, a risarcire Moose Knuckles con 52 milioni di dollari. Cosa avevano fatto? Semplicemente vendevano merce contraffatta son il marchio Moose Knuckles, attraverso uno dei tanti siti illegali. Il marchio di lifestyle ha sede in Canada e i suoi prodotti sono venduti nei grandi magazzini, tra cui Nordstrom e Saks Fifth Avenue, così come presso i vari partner affiliati. Il giudice distrettuale Robert M. Dow Jr. ha stabilito il risarcimento, rilevando che tutti i soggetti coinvolti si erano deliberatamente impegnati nel contraffare la merce. I disegni degli stilisti negli USA sono protetti da quello che viene chiamato il "trade dress", che fa parte della legge sui marchi. "Questo giudizio ha svolto un ruolo fondamentale nella strategia anti-contraffazione della nostra azienda e consentirà a Moose Knuckles di intraprendere azioni più efficaci contro i contraffattori da qui in avanti ", ha detto Noah Stern, amministratore delegato di Moose International Inc. Ciascuno dei siti web "canaglia" (rogue web sites) oggetto della causa, è stato progettato per apparire come un sito ufficiale di Moose Knuckles o di un rivenditore autorizzato. I falsari hanno copiato le immagini di marketing, le immagini dei prodotti di Moose Knuckles e le relative descrizioni dettagliate, rubandole direttamente dal sito web di Moose Knuckles. "La contraffazione online, attraverso i siti web canaglia, attrae l'interesse dei nostri clienti grazie al loro aspetto autentico e all'offerta di nostri prodotti con solo un leggero sconto rispetto al nostro prezzo di vendita suggerito", ha detto Ayal Twik, presidente di Moose International Inc. "Questi siti sono credibili sin tanto che non arriva a casa la giacca e i nostri clienti, vedendo la scarsa qualità, si rendono conto di essere stati truffati." Al fine di evitare di essere scoperti, i falsari gestiscono i siti e il loro business usando molteplici identità, tutte false o incomplete. Molti di questi siti sono stati istituiti con nomi come moose-knuckles-fans.com e mooseknucklesoutletonline.com. "Purtroppo, Internet fornisce ai falsari il vantaggio dell'anonimato, con la possibilità di impostare più negozi web rapidamente e a basso costo, operando da sedi estere fuori dal controllo degli USA o delle autorità canadesi ", ha dichiarato Brad Evans, direttore dell' Anti-Counterfeiting Strategy Group, che sta seguendo come consulente Moose Knuckles in questa causa. Anche questo è cyber crimine e non va tollerato.

giovedì 2 marzo 2017

Col microchip sottopelle, addio a pillole e compresse

Entro il 2017 si potranno impiantare microchip che rilasceranno farmaci a distanza. In pratica, saranno impiantati sotto pelle e controllati da medici professionisti attraverso reti wireless, per il rilascio quotidiano di farmaci o ormoni per i contraccettivi. Non solo, i nuovi microchip saranno in grado di monitorare la fertilità del soggetto. Si tratta di una tecnologia sviluppata presso il  Massachusetts Institute of Technology nel 1990 e si basa su micro serbatoi che rilasciano farmaci con controllo a distanza. Questa tecnologia, prima introdotta da Robert Langer, Michael Cima e John Santini, ora è diventato il prodotto di una società che si chiama, appunto, microChip. Sul loro sito, la società afferma che sono pronti ad integrare in modo sicuro "tecnologie impiantabili per il rilascio di farmaci a lungo termine con le comunicazioni wireless." Il primo settore interessato, nel corso del 2017, sarà la contraccezione. Il nuovo chip viene impiantato sotto pelle dopo aver praticato un anestetico locale. Una volta all'interno, i serbatoi possono iniziare a rilasciare ormoni progestinici ed estrogeni per il controllo delle nascite. Secondo quanto prevede l'Obamacare, negli USA le aziende sanitarie sono tenute per legge ad offrire servizi di contraccezione con questo tipo di microchip, ma il progetto rischia di naufragare, alla luce dei nuovi intendimenti di Donald Trump. Ma per quanto tempo può essere assunto un farmaco attraverso il microchip? Dalla società fanno sapere che il tempo può essere anche pari a 16 anni, ma ad oggi sono in grado di garantire l'efficacia per 5 anni. Lo stesso microchip potrebbe comunicare, sempre wireless, dati e informazioni ai medici per le opportune registrazioni circa la corretta somministrazione del farmaco. Il CEO Bradley Paddock ritiene che "Il dispositivo microchip impiantabile per la somministrazione di farmaci è il più grande avanzamento in campo farmacologico e medico dai tempi dell'invenzione della prima pillola tablet, sviluppata nel 1876."  

mercoledì 1 marzo 2017

Il caffè rende nervosi gli imprenditori distratti

Cosa si può fare per migliorare un caffè? L' Assembly Coffee di Londra ha condiviso con i suoi colleghi del mondo del caffè indipendente alcuni approfondimenti circa le preferenze dei consumatori. Per massimizzare la partecipazione tra i professionisti del caffè, l'Assembly ha coinvolto gli ospiti dell'ultimo London Coffee Festival. L'obiettivo primario dello studio è stato quello di scoprire il motivo per cui, nonostante l'enorme crescita negli ultimi anni nel Regno Unito dei caffè indipendenti, un numero sproporzionato di consumatori di caffè preferiscono ancora le catene. Poco più di 400 persone hanno risposto al sondaggio, con l'81 per cento che, a vario titolo, ha operato professionalmente nel mondo del caffè. Agli intervistati sono stati dati tre tipi di caffè nero con diversi punti di forza, definiti da una percentuale (A: 10 per cento; B: 5 per cento, e C: 1,5 per cento), e gli è stato chiesto di classificarli tutti e tre in ordine di preferenza. Il 59,1 per cento delle persone che aveva già lavorato nel settore del caffè ha preferito la forza del 5 per cento, mentre 31,8 per cento ha preferito quello al 10 per cento. Tra i non professionisti, più del 70 per cento ha preferito il caffè classificato al 5 per cento. "I risultati hanno indicato che la forza potrebbe certamente spingere i consumatori verso i caffè indipendenti", ha detto la società in una analisi del sondaggio. "Un incredibile 70 per cento dei consumatori di caffè ha preferito bevande con una concentrazione al 5 per cento, che è in contrasto con l'intensità standard dei caffè indipendenti, più vicina al 10 per cento. Ai consumatori è stato poi chiesto di mettere in ordine i fattori d'influenza che determinano la loro scelta del caffè, e i risultati sono stati i seguenti: 
1. Il gusto 37,3%
2. La provenienza del caffè da coltivazioni etiche 28,2%
3. La posizione comoda 21%
4. Il tempo di attesa 13,5%
Fermo restando il ruolo imprescindibile del gusto, che si posiziona saldamente al primo posto, la più grande opportunità di differenziazione tra i fornitori di caffè indipendenti può essere rappresentata dal marketing e dalla comunicazione. La conclusione potrebbe essere che una proposta di valore solo incentrata sul gusto potrebbe risultare problematica, a causa della sua natura soggettiva e della complessità della curva dell'apprendimento in tema di sapori e aromi (come nel caso del vino). Il campione dell' Assembly Coffee non era sufficientemente rappresentativo, tuttavia ha evidenziato un'evoluzione inaspettata nel mondo anglosassone, che chiede di essere sostenuta da una maggiore attenzione verso il prodotto, in senso qualitativo ed etico, con grande rilevanza per l'efficienza in fase d'erogazione del caffè (vedi il tema della comodità e de tempo d'attesa).

Non ci tapperanno la bocca, anche se il business dei tappi……

La crescente domanda di tappi e chiusure di plastica è giustificata dal fatto che sono una parte importante di imballaggi e contenitori come bottiglie, tubi, lattine e cartoni per le bevande. La plastica sta gradualmente sostituendo i materiali tradizionali, come l'alluminio, la banda stagnata, ecc. La crescente concorrenza e la continua evoluzione della tecnologia di produzione di tappi e chiusure in plastica hanno reso il settore uno dei più importanti per la globalizzazione dei sistemi di chiusura. Le attese di crescita per il futuro sono elevate anche grazie alla dichiarata preferenza che i consumatori attribuiscono a questa soluzione di chiusura. I produttori stanno facendo forti investimenti nella produzione e nel lancio di tappi innovativi per coprire tutta la vasta gamma di prodotti che possono avvantaggiarsene. I tappi di plastica cresceranno a livello mondiale anche perché saranno sostenuti dai crescenti sviluppi tecnologici e miglioramenti nei processi per il riempimento a caldo che dovrebbero influenzare positivamente la domanda di contenitori in plastica, con conseguente espansione in mercati una volta dominati da contenitori di vetro e metallo. La migliore disponibilità di materie prime quali le resine e i macchinari all'avanguardia influenzeranno positivamente la richiesta di tappi di plastica. I tappi e le chiusure di plastica dovranno anche affrontare alcune sfide, come il quadro normativo che potrebbe frenare la crescita del mercato. L'altro rischio è dato dal crescente utilizzo di layout di imballaggio senza chiusure e soluzioni come i blister che tenderanno ad ostacolare la crescita del mercato globale dei tappi. 

Spazio, Astronauti e i Problemi di Vista

Molti astronauti, dopo essere tornati dallo spazio, presentano un serio indebolimento della vista. In qualche caso, il problema si presenta anni dopo il rientro. Alcuni ricercatori della "University of Alabama" a Birmingham stanno lavorando per capire perché. Brian Samuels, professore presso il Dipartimento di Oftalmologia, e i suoi collaboratori del "Georgia Institute of Technology" hanno recentemente ricevuto una borsa di studio, per determinare il motivo per cui gli astronauti, che si trovano nello spazio per lunghi periodi di tempo, riportano patologie oculari al loro rientro. Samuels sta collaborando con gli scienziati della NASA del "Glenn Research Center", per aiutare a identificare la causa di queste patologie e determinare se c'è un modo per intervenire e prevenire questi tipi di complicazioni per il futuro. "Sappiamo che, se gli astronauti sono nello spazio per periodi di tempo prolungati, hanno una maggiore propensione per lo sviluppo di patologie simili a un aumento della pressione intracranica", ha detto Samuels. "Stiamo cercando di integrare tutti i dati clinici e di ricerca esistenti in modelli computazionali funzionali allo studio dell'occhio, del sistema nervoso centrale e del sistema cardiovascolare, per determinare il modo in cui interagiscono." La lunghezza dei tempi di permanenza nello spazio è cambiata a metà degli anni 2000, quando ha iniziato ad essere utilizzata la Stazione Spaziale Internazionale. Le missioni dello Space Shuttle, in genere, duravano due settimane, ma ora le missioni possono durare sei mesi o più. Da allora la comunità scientifica ha notato che una permanenza più prolungata nello spazio, in microgravità, causava più frequentemente cambiamenti negli occhi. Molti astronauti che soffrono di questi problemi di visione incontrano un cambiamento ipermetrope nella loro visione, nel senso che a poco a poco vedono bene solo da molto lontano. Gli astronauti sviluppano pieghe della retina, gonfiore del disco ottico e hanno anche una distensione della guaina del nervo ottico dietro l'occhio. Alcuni astronauti soffrono queste patologia anche dopo cinque anni dal loro ritorno. Samuels e i suoi colleghi credono che alcuni cambiamenti di rimodellazione dell'occhio siano permanenti. "Dato che uno degli obiettivi primari della NASA è di mandare qualcuno su Marte, questo sarà il più lungo periodo di tempo che degli esseri umani trascorreranno nello spazio", ha detto Samuels. "Se siamo in grado di identificare i fattori di rischio che possono predisporre a qualcuno di questi tipi di problemi nello spazio, i modelli computazionali potrebbero diventare uno strumento di screening per futuri astronauti." Insomma, prima di andare a vivere su qualche pianeta alternativo alla terra, sarà bene vederci chiaro!

Salute e Fitness Tendenze del Settore per il 2017

Anche il fitness ha da tempo sviluppato un business on-line del quale poco si sa, ma che tanto può dare. I famosi "tutorial" stanno diventando virali, sostituendo (?) i trainer presenti nelle palestre. Ma è possibile integrare l'off-line con l'on-line? Assolutamente, sì! Adesso ne vediamo alcuni esempi:
Facebook Live. FB Live è una funzionalità che permette di interagire in tempo reale con i clienti. Per esempio, invece di registrare un video e caricarlo su Youtube, è possibile registrarlo live e vederlo caricato automaticamente su Youtube. Permette di interagire con le persone e dare risposte in tempo reale. FB Live è uno strumento perfetto per raggiungere molte persone e interagire con loro.
YouTube. YT rimane il luogo ideale per i video. Non solo le vostre dimostrazioni andranno su FB, ma anche su Instagram. Il fitness ha trovato il suo luogo naturale di sviluppo nei tutorial e tutte le piattaforme di social media finiranno per ospitare i video. YT è oggi il secondo più importante motore di ricerca e l'interazione tra chi deve "fare" o "imparare" potrà solo crescere. Tra l'altro è un mezzo che alimenta i livelli più alti di fidelizzazione attraverso il "binge", (letteralmente "indulgere") ossia l'enorme quantità di tempo speso a guardare video.
Personalizzazione del servizio di fitness. Non molte aziende stanno abbracciando la personalizzazione perché non è facilmente scalabile. Prima di entrare nel dettaglio, è utile chiarire che personalizzazione e segmentazione non sono la stessa cosa. Per molti è cosa assodata, ma per qualcuno ( e so cosa dico) no! Ci sono molti servizi diversi che è possibile utilizzare on-line per aiutare a segmentare il pubblico attraverso il filtraggio, chiedendo loro una semplice domanda che li porterà in diversi segmenti della vostra lista e-mail o del vostro database. E questo è assolutamente cool perché è un modo intelligente per mappare il mercato, segmentando le persone in base ai loro interessi o al livello di salute e fitness. Ma "personalizzazione" significa raggiungere le persone on-line e presentare se stessi come una persona reale in modo da poter costruire un rapporto reale. So che non è una cosa scalabile da fare, ma credo che sia destinata, probabilmente, ad essere la cosa più incisiva che si possa fare per sviluppare il vostro business online.
Insomma, l'orizzonte dell'industria del fitness è segnato dall'interazione on-line, sia come unica modalità d'interazione, sia ad integrazione del business off-line, da offrire a chi ha difficoltà a raggiungere le strutture. E adesso sotto con gli addominali, quelli veri, non quelli virtuali!